lunedì 24 marzo 2008

Purificati - a cura di Antonio Latella

Raramente ci capita l'opportunità di confrontarci con la drammaturgia teatrale contemporanea. L'esperimento portato a temine dal gruppo di giovani attori del CUT (centro universitario teatrale) di Perugia nello spettacolo Purificati di Sarah Kane, guidati dalla professionalità di Antonio Latella, con l'intento di sondare la straziante richiesta di aiuto dell'autrice è di quelli che ci riconciliano con un'arte teatrale che fa della fisicità e del contatto fisico-visivo con il suo pubblico, un'esperienza senza eguali. Nessun orpello, nessun inutile realismo, movimenti del corpo appena accennati, una forte plasticità,; tutto in Purificati è affidato al potere lacerante che la parola ha di evocare immagini, suscitare emozioni e alla straordinaria potenza visionaria del verbo. Un progetto quasi nato per caso, in cui il CUT ha raccolto le sue forze, la propria voglia di mettersi in gioco e di confrontarsi con autori "scomodi", ma che da anno sono la scommessa (vinta) del suo darsi al teatro in maniera cmpleta. Portato in scena in prima nazionale presso il Teatro Belli di Roma Trastevere, nella manifestazione "Garofano verde" curata da Rodolfo di Giammarco dello scorso anno, è in questi giorni in tourneé in Umbria. Dopo il doppio appuntamento di Foligno, fino al 9 marzo sarà presente a Perugia per poi spostarsi e concludere le sue recite umbre a Terni l'11 e il 12 marzo, al Video Centro Teatro C. Sarah Kane, difficile e controversa autrice anglosassone, ci dà l'opportunità, con le sue uniche cinque opere teatrali portate a compimento nella sua breve vita e sopratttutto con questo Purificati, di dare voce a quel lato oscuro e celato delle vostre emozioni. Impossibile nascondersi. Impossobile non seguire l'autrice in quel suo non scendere a compromessi. Un filo-nastro rosso che è il legame che sorregge lo spettacolo e tutta la sua poetica, simbolo di passione, di ricerca, amore e morte. Mai come in questo caso ci sentiamo presenti e dentro le parole che diventano suono e quell'innato desiderio,tipico dell'uomo e del suo teatro, di essere qualcos'altro. Una riceca che si conduce al di là della propria identità, individualità e sessualità, ma che si spinge inesorabilmente verso quell'idealedi umanità e purezza. Basta lasciarsi andare e il gioco è fatto. Questo il consiglio che l'autrice sembra suggerirci e che riecheggia tra le note dello spettacolo. Come non ricordare,infine, Carolina Balucani, le sue "Didascalie plastiche", quel suo dettare le atmosfere allo spettacoloe Marta Pellegrino, bellissima nella lucidità e sintesi, nell'esporci in poche battute, tutta la poetica di Grace-Kane impossibile da dimenticare.












1 commento:

simone ha detto...

una bella prova per i ragazzi del CUT