mercoledì 23 aprile 2008

Presentazione del Libro - "LUDOVICO ARIOSTO COMMEDIE. LA CASSARIA, I SUPPOSITI."

Sono intervenuti:
Giovanni Falaschi, Carlo Pulsoni, Alessandro Tinterri, Massimiliano Tortora.
Letture di Ciro Masella








lunedì 21 aprile 2008

MICAMADONNE - di e con Virginia Virilli







Foto scattate durante le prove pomeridiane.


Un teatro tutto al femminile. Dove fantasia, sensibilità di donna e capacità attoriale si mescolano tra le parole e i movimenti di questa attrice, scrittrice e giovane talentuosa performer spoletina.
Virginia Virilli è stata segnalata come nuova interprete under 30 ai premi Ubu e si è aggiudicata il premio nazionale per la drammaturgia Donne e Teatro 2007, proprio con la presentazione, sotto forma di studio, di Micamadonne.
Il Teatro Stabile dell’Umbria, insieme all’associazione Demetra e con la collaborazione del Comune di Spoleto, assecondando l’esigenza di dare spazio ai nuovi talenti del territorio in cui opera, ha deciso di produrre questo emozionante lavoro, Micamadonne, che vede un allestimento per un massimo di 50 spettatori a sera, seduti su delle gradinate collocate sul palcoscenico del teatro Morlacchi.
Lo spettacolo, articolato in quattro monologhi (Mammamiro, Sbinnonna Speranza, Pisciatina, Roy) che si susseguono e richiamano a vicenda, in un continuum volto a interpretare e dispiegare un’infanzia vissuta tra l’ angusta cornice della “conca” spoletina.
Attraverso le tavole del palcoscenico, stagliate da geometriche luci, la Virilli ci accompagna dentro un percorso di conoscenza liberatorio, dove la curiosità, la voglia di scoprire e capire ciò che la circonda, eleva un’età infantile, pressoché comune, a protagonista. Giochi di luce tra le ombre, funzionali alla scena, in cui pian piano la protagonista prende coscienza si sé, del suo corpo, delle sue prime voglie, dei suoi primi contatti con gli altri suoi simili. Luoghi della memoria appartenuti a tutti. Spazi fisici trovati per caso e per caso elevati a luoghi da dover poter spiare il mondo senza essere visti. Rifugi oscillanti. Diversi per ampiezza. Spazi fisici (il sotto di un tavolo, una doccia della piscina, il letto della nonna) interiorizzati, da dove andarsi a scoprire.
Momento più divertente e surreale della serata, il dialogo tra le parole fantasiose e gioiose della giovanissima protagonista e la concretezza verbale delle parole del dialetto spoletino pronunciato dalla corporea e scettica nonna.
Virginia Virilli, rispolverando quell’antico e suggestivo teatro di narrazione, facendo leva sul suo passato da danzatrice, sa, come pochi, riempire gli spazi e i tempi del palcoscenico, monologando a ritmo di danza.
Rappresentazione delicata, preziosa e riconciliante.

domenica 6 aprile 2008

Il Mercante di Venezia - con Eros Pagni - di William Shakespeare















Luca De Fusco ci presenta il suo "Mercante di Venezia"

“Per quale ragione un infallibile genio teatrale come Shakespeare – si chiede il regista - conclude la trama del Mercante nel quarto atto, ma invece di calare il sipario ne scrive un altro intero, in cui sembra non avere molto altro da aggiungere e divaga, parlando di musica e anelli? Questa domanda mi tormentava durante i mesi di studio di questa regia, facendomi sentire come un detective che cerca di decifrare il “vero” significato del Mercante.
Mario Praz, uno dei più grandi studiosi di letteratura inglese che l’Italia abbia avuto, dice che la grandezza immortale dell’opera di Shakespeare, come di tutti i grandi capolavori, sta nella sua enigmaticità, nel suo “mistero”.
Shakespeare a mio parere non conclude il Mercante con il quarto atto, perché non ha inteso raccontare solo la storia di Antonio e Shylock ma anche quella di Porzia. E vuole riaffermare la superiorità del gioco sui traffici, della fantasia sulla realtà. Ecco perché conclude questa sua parabola sulla inafferrabilità del reale con l’affascinante quinto atto, dal significato più che mai inafferrabile. Esso si apre con un’ode alla musica che è un atto di amore verso l’immaginazione e quando Lorenzo critica l’animo di chi non si fa emozionare dalla musica, sembra parlare della cinica comunità di mercanti che abbiamo da poco lasciato.
Che cos’è poi la scena degli anellini se non l’ennesima messa in scena di Porzia? La ragazza la costruisce chiaramente ad arte. Prima rende solenne la consegna del gioiello. Quindi induce Bassanio a tradire questa consegna e infine crea un lieto fine che riporta tutto in equilibrio, ma la riconferma come regista della vita sua e degli altri.
Ecco perché la fine di Shylock non coincide con la fine della commedia. C’è ancora bisogno dell’epilogo in cui Belmonte sconfigge Venezia. Alla fine di una lunga indagine su un testo così affascinante, una sorta di prisma sfaccettato in cui non si finisce mai di scavare, mi sono trovato in mano ciò che non avevo certo immaginato all’inizio: un atto d’amore verso l’arte, l’immaginazione, in definitiva, il teatro.”
Luca De Fusco