lunedì 21 aprile 2008

Un teatro tutto al femminile. Dove fantasia, sensibilità di donna e capacità attoriale si mescolano tra le parole e i movimenti di questa attrice, scrittrice e giovane talentuosa performer spoletina.
Virginia Virilli è stata segnalata come nuova interprete under 30 ai premi Ubu e si è aggiudicata il premio nazionale per la drammaturgia Donne e Teatro 2007, proprio con la presentazione, sotto forma di studio, di Micamadonne.
Il Teatro Stabile dell’Umbria, insieme all’associazione Demetra e con la collaborazione del Comune di Spoleto, assecondando l’esigenza di dare spazio ai nuovi talenti del territorio in cui opera, ha deciso di produrre questo emozionante lavoro, Micamadonne, che vede un allestimento per un massimo di 50 spettatori a sera, seduti su delle gradinate collocate sul palcoscenico del teatro Morlacchi.
Lo spettacolo, articolato in quattro monologhi (Mammamiro, Sbinnonna Speranza, Pisciatina, Roy) che si susseguono e richiamano a vicenda, in un continuum volto a interpretare e dispiegare un’infanzia vissuta tra l’ angusta cornice della “conca” spoletina.
Attraverso le tavole del palcoscenico, stagliate da geometriche luci, la Virilli ci accompagna dentro un percorso di conoscenza liberatorio, dove la curiosità, la voglia di scoprire e capire ciò che la circonda, eleva un’età infantile, pressoché comune, a protagonista. Giochi di luce tra le ombre, funzionali alla scena, in cui pian piano la protagonista prende coscienza si sé, del suo corpo, delle sue prime voglie, dei suoi primi contatti con gli altri suoi simili. Luoghi della memoria appartenuti a tutti. Spazi fisici trovati per caso e per caso elevati a luoghi da dover poter spiare il mondo senza essere visti. Rifugi oscillanti. Diversi per ampiezza. Spazi fisici (il sotto di un tavolo, una doccia della piscina, il letto della nonna) interiorizzati, da dove andarsi a scoprire.
Momento più divertente e surreale della serata, il dialogo tra le parole fantasiose e gioiose della giovanissima protagonista e la concretezza verbale delle parole del dialetto spoletino pronunciato dalla corporea e scettica nonna.
Virginia Virilli, rispolverando quell’antico e suggestivo teatro di narrazione, facendo leva sul suo passato da danzatrice, sa, come pochi, riempire gli spazi e i tempi del palcoscenico, monologando a ritmo di danza.
Rappresentazione delicata, preziosa e riconciliante.

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