lunedì 24 marzo 2008

Le storie del signor keuner - con Moni Ovadia

Istruzioni per l'uso: "lo spettatore è avvertito che non troverà alcuna traccia narrativa in questo spettacolo". In un'avvertenza come questa, di presentazione allo spettacolo, viene descritto nel migliore dei modi, lo stato d'animo da esiliato di Bertolt Brecht sul finire della sua professione di drammaturgo.. Come trovare una traccia narrativa all'interno di una stanza emozionale da esiliao, di un uomo che ha fatto delle sue convinzioni e azioni a propria ragione di vita? "Le storie del signor Keuner" spettacolo in scena questa settimana al Teatro Morlacchi di Perugia, prodotto dal Teatro Stabile di Bologna per la regia di Roberto Andò e Moni Ovadia descrivono e ci parlano dell'amarezza di una consapevolezza da confinato. Rappresentazione che gode della traduzione attenta di Roberto Menin, delle musiche di Mario Arcari, Emilio Vallorani, Vincenzo Pasquariello, Massimo Marcer, delle animate scene di Gianni Carluccio e dei divertenti costumi di Elisa Savi, esprimono la proprietà di quel "fare" teatro di uno scrittore che conosce a pieno il suo mezzo espressivo. Ciò che non riconosce più , però, è l'ambiente che lo circonda, le proprie speranze, il suoi agito. In poche parole un esiliato, prima di tutto se stessa. Con Moni Ovadia, Lee Colbert, Roman Siwulak, Maxim Shamkov, Ivo Bucciarelli e la Moni Ovadia Stage Orchestra, "Le storie del signor Keuner", sono una raccolta di racconti brevi con l'intenzione di stimolare il lettore o l'ascoltatore a discutere su temi ancora attuali. Moni Ovadia e Roberto Andò ne fanno una rilettura che descrive il Signor Keuner come alter ego di Brecht perennemente in esilio anche dalle proprie carezze. Allontanato perchè oppositore del regime nazista, il grande drammaturgo fu privato di uno status di certezza legato anche ad alcune condizioni materiali. Una sensazione simile al distacco e all'isolamento Brecht la provò tornando in quella Berlino nella quale si era instaurato il comunismo da lui caldeggiato e che non tardò a dimostrare la propria natura ottusa. Cadde così nel più difficile degli esili: quello che si vive presso di sé. In questo orizzonte di lontananza dal senso, le istruzioni di Keuner si dimostrano più che attuale per noi che nella svolta del millennio l'abbiamo perduto e galleggiamo in una continua deriva senza morale di cui non si vede più la sorgente e di qui non appare ancora la foce. La mise en scene verterà su un'esposizione di reperti e frammenti di realtà con la volontà di preservare dallo scomparire nella virtualità. I reperti di realtà presenti nello spettacolo sono: un'orhestra, una cantante brechtiana, il curatore del museo il mafioso russo appasionato d'arte, un attore manichino kantoriano e altri personaggi bizzarri reali o di invenzione. Spettacolo affascinante animato, dove la disillusione dell'autore non viene sbattuta in faccia allo spettatore, ma si ricava sfogliandone, in privato, le immagini.

















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