mercoledì 1 aprile 2009

Il popolo non ha il pane? Diamogli le brioche, di e con Filippo Timi

Filippo Timi torna a Perugia. Rimpatria pressoché identico a come l’avevamo lasciato. Sempre pronto a mettersi in gioco, prendere in giro se stesso, le sue manie e insicurezze, soffermandosi poi su quelle dei “malcapitati” che catturano la sua attenzione. Con Il popolo non ha il pane? Diamogli le brioche, prodotto dalla compagnia “Santo Rocco e Garrincha”, lo spettacolo vede il nostro “Filo” cimentarsi nei doppi panni dell’attore e del regista (firmando per la prima volta un suo lavoro, accompagnato per l’occasione da Stefania De Santis). La rappresentazione, surreale e scanzonata, si serve della tragedia e maschera di Amleto per utilizzarla come (pre)testo, conducendoci poi verso un qualcos’altro. Più che di un Amleto giustamente vendicatore, Timi, fa dell’eroe shakespiriano un personaggio stanco dei cliché che gli hanno affibbiato, stufo del dover ogni sera tornare in scena indossando i soliti costumi. Avrebbe voglia di fare dell’altro, riuscire per una volta a sdrammatizzare sul proprio destino, prendersi meno sul serio, restare con i suoi amici o le sue donne. Già, le donne di Timi-Amleto. Saranno proprio quest’ultime le principali protagoniste dello spettacolo. Sono vere e belle le donne che circondano l’attore del “Ponte”. Costrette da un’isteria indotta, ma sicure di ciò che provano, trovano sostegno nella comprensione e complicità di questo singolare Amleto. Consapevoli del loro spessore, sapranno vivere e districarsi, tra un divertente soddisfacimento di pruriti sessuali, all’affermazione di profonda coscienza della loro d’identità. Si passerà così in successione da una Marylin Monroe (una fascinosa Marina Rocco) capitata un po’ lì per caso e uccisa dal proprio narcisismo (rievocazione del suicidio dell’eroina shakespiriana Giulietta; morirà grazie al veleno originato dalla statuetta dell’Oscar appena vinto), a una mamma (un’atletica e convincente Lucia Mascino, nei panni di Gertrude, madre di Amleto), passando per un’Ofelia (una bellissima e spiritosa Paola Fresa) che vinte le proprie angosce, dettate dall’autore inglese, saprà farsi innocente e furba, come i veri amori. Ci piace questo Timi che non smette di sperimentarsi, attento a divertire nel rinnovarsi, mettendo la maturità professionale a servizio della sua curiosità da bambino. Sa su chi e come investire l’attore umbro. E di questi tempi disorientati e disorientanti, non ci sembra poco.


Prima parte



Seconda parte

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