giovedì 26 febbraio 2009

Happy Family di e con Alessandro Genovesi

All’interno di un teatro per osservare il turbinio di personaggi creati dalla mente affollata di uno scrittore. Alessandro Genovesi pirandellianamente sul palcoscenico con le sue neonate creature, recita il ruolo del giovane autore alle prese con una trama che gli si forma in testa e prende vita immediatamente sul palcoscenico. “Happy Family” si fa godibile grazie a un’ottima idea drammaturgica con taglio cinematografico, dialoghi veloci, brevi monologhi, fa vivere la commedia di leggerezza che si intreccia lungo molte vite per raccontare una quotidianità di ordinaria nevrosi, paura della solitudine, insicurezze di ogni tipo, bisogno d’amore. Già, dell’amore in primo luogo, dell’infinita possibilità di incontrarsi e delle piccole e grandi angosce contemporanee. Ma la vera bravura di Genovesi sta nel mettere a fuoco e dialogare con le sfumature dei sentimenti umani, di giocarci, di suscitare emozioni per poi abbandonarle e di nuovo riprenderle, passando in un attimo dal divertimento alla commozione più sfacciata. Sa inventare personaggi che lascia liberi di dissentire, commentare, intervenire con cori nell’azione, persino di pretendere modifiche alla parte, finché, pedalando verso il proprio destino, egli a sua volta si mescola definitivamente con loro. Genovesi non lascerà però mai la doppia veste di personaggio-autore, implicato nella commedia e allo stesso tempo coinvolto e appassionato nel codificarla. Scruterà difetti e debolezze umane che tramuterà in poesia scacciando per un po' il terrore quotidiano di vivere a metà, di essere scontati e soli. Il vero insegnamento arriverà poi dal proprio cane che pensa in francese, interpretato dal divertente e divertito Jean-Cristophe Potvin. Scoprirà anch’esso il vero amore ma sarà l’unico capace di seguire il proprio istinto fino in fondo.






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