sabato 29 marzo 2008

Archivio eventi amici del teatro



Comunicato I
11 febbraio 2008

Qualche settimana fa, ci siamo ritrovati insieme ad alcuni appassionati di teatro, che da sempre seguono con attenzione le attività teatrali nella nostra città, con l’intento e le voglia di partecipare in maniera più attiva adoperandosi in qualcosa di utile allo sviluppo e alla diffusione della cultura teatrale a Perugia e nella nostra regione.
Da spettatori attenti, vorremmo condividere con il maggior numero di persone possibile, impressioni, valutazioni, opinioni su spettacoli e promuovere attività che possano arricchire il movimento teatrale regionale.
Ci piacerebbe dedicare un po’ del nostro tempo a organizzare iniziative di confronto, di studio, di promozione del teatro in modo particolare verso i giovani che, potrebbero trarre soddisfazione e motivo di crescita culturale, oltre che di sano divertimento, proprio da un’attività che non può che fare innamorare chi ci si avvicina.

Ci siamo incontrati un paio di volte e, affidandoci a riflessioni estemporanee, abbiamo tentato di definire alcuni obiettivi principali:
· Promuovere iniziative idonee a far conoscere meglio i programmi teatrali. Allo scopo di incrementare la frequenza del pubblico agli spettacoli, vorremmo sviluppare un dibattito culturale, trasmettere l’amore per il teatro collaborando alla realizzazione di incontri, dibattiti e manifestazioni collaterali.
· Promuovere incontri e approfondimenti con gli studenti delle scuole medie superiori per la diffusione del Teatro come portatore di cultura civile, in continuità con la fasi dell’apprendimento scolastico, anche in collaborazione con gli insegnanti più sensibili e in accordo con le istituzioni scolastiche.
· Stabilire un contatto diretto con chi gestisce le attività teatrali nella nostra regione, dando un contributo critico costruttivo e anche propositivo per il teatro e le attività connesse allo spettacolo teatrale.
· Valorizzare il Teatro Morlacchi come luogo fisico d’incontro e di scambio culturale anche al di là della semplice visione degli spettacoli.

Abbiamo avuto un incontro con la direzione del Teatro Morlacchi e del Teatro Stabile dell’Umbria, ottenendo la disponibilità a darci alcuni supporti necessari a sviluppare le nostre iniziative ovviamente nella nostra piena e totale libertà di azione. Possiamo quindi disporre, fin d’ora, di uno spazio fisico in un locale situato nell’edificio del teatro Morlacchi, dove poterci riunire e di una scrivania dotata di telefono e collegamento internet che ci consente di metterci in contatto con tutte le persone che vorranno partecipare da protagonisti a questa nostra idea.

Di questo primo nucleo di persone fanno parte:
Sergio Ragni - studioso di teatro, regista, autore di opere teatrali, e per molti anni docente di Storia del Teatro e dello Spettacolo all’Università per Stranieri di Perugia.
Alessandro Tinterri - docente di Storia del Teatro e dello Spettacolo e di Storia e Critica del Cinema all’Università degli Studi di Perugia.
Gianfranco Boiari - docente di Storia del Teatro e dello Spettacolo all’Università per Stranieri di Perugia,
Lina D’Andrea e Pasquale Guerra - insegnanti presso il Liceo Classico Mariotti di Perugia.
Sandro Allegrini – giornalista, critico letterario e teatrale.
Giorgio N. Phellas – Console di Cipro
Simone Gallinella – laureato in Storia del Teatro, critico teatrale, lavora in qualità di maschera/siparista presso il teatro Morlacchi.
Giorgia Sciannameo – esperta in grafica e comunicazione internet.
Molti altri amici in questi giorni ci stanno esprimendo interesse e voglia di partecipare.


Ci siamo già adoperati nel mettere in campo alcune piccole iniziative:
· Attivazione imminente di un blog per scambio di informazioni e idee.
· Partecipazione attiva agli incontri organizzati dal Teatro Stabile dell’Umbria il giovedì pomeriggio con i protagonisti della Stagione di prosa del Teatro Morlacchi.
· Stiamo studiando una sorta di giornale murale da affiggere periodicamente in una bacheca che ci ha messo a disposizione la direzione del Teatro Morlacchi nel foyer del teatro stesso.
· Alcuni di noi hanno dato la loro disponibilità a tenere incontri organizzati dagli insegnanti, con classi di studenti delle scuole medie superiori, su argomenti specifici riguardanti il Teatro in generale e/o spettacoli che potranno essere visti al Morlacchi.
· Eventuali trasferte, o “escursioni teatrali” per seguire spettacoli o appuntamenti fuori regione.

Ci farebbe molto piacere se anche Tu volessi entrare a far parte di questo gruppo di lavoro che non vogliamo chiamare associazione, proprio per non dargli un carattere burocratico e istituzionale. Pensiamo a un gruppo attivo e non a un’associazione alla quale semplicemente ci si iscrive. Poi, per il futuro non escludiamo che potrebbe anche acquisire una forma più istituzionalizzata, ma non è il nostro obiettivo immediato.
Se sei interessato o vuoi saperne di più contattaci quando vuoi e se intendi entrare a far parte del gruppo potrai partecipare al nostro prossimo incontro che si terrà lunedì 4 febbraio alle ore 17,30 presso il foyer del Teatro Morlacchi, messoci gentilmente a disposizione dal Teatro Stabile dell’Umbria.
Per il gruppo “Amici del Teatro”
Simone Gallinella

Tel. 075-57542228 oppure cell. 349-6490658
E-mail: amicidelteatro@hotmail.it oppure simone.gallinella@libero.it
recapito: Amici del Teatro, Via del Verzaro, 20 - 06123 Perugia

lunedì 24 marzo 2008

Nel - con Alessandro Bergonzoni













Danza di morte - con Patrizia Milani, Paolo Bonacelli, Carlo Simoni

Una crisi matrimoniale in divenire, accecante, nauseabonda. Una solitudine appestata da dipendenze. Questa la collisione che si verifica puntualmente ogni sera in palcoscenico tra una coppia di coniugi matura che si vomita addosso ripicche e antichi rancori. Lo spettacolo Danza di morte è in scena in questi giorni al Teatro Morlacchi di Perugia prodotto dal Teatro Stabile di Bolzano per la regia di Marco Bernardi. Il capolavoro di August Strindberg focalizza l'attenzione soprattutto sulla vita, sul matrimonio, sullo scontro titanico tra i sessi, su ateismo e religiosità, con un orizzonte che supera i confini angusti del naturalismo e della rappresentazione emblematica della vita per aprirsi a una prospettiva fondamentale per la poetica del maestro svedese di quei mesi: quella metafisica, mistica, rivolta a interrogarsi sul senso ultimo della vita e della morte con un presentimento di sublime, circolare rassegnazione, quest'ultima rievocata a più riprese nella scena realizzata da Gisbert Jaekel. Precursore di Bergman (Il posto delle fragole, Persona, Scene da un matrimonio, Fanny e Alexander) August Strindberg , con questo testo scritto nel 1900, grazie alla sua incomparabile sensibilità, porterà alla luce problematiche e inquietudini (vissute già in prima persona) che caratterizzano tutto il secolo passato e non solo. Famiglie già nate stanche. Indaffarate nel crepuscolo di ideali borghesi, si contemplano in torvi sgurdi, scorgendo lo squallore di scelte, dettate da non si sa chi. Rancore. Rabbia allo scoperto. Verso se stessi. Verso l'altro (da sé) e gli altri (da loro). Solitudine. Patrizia Milani, affascinante nella sua personalissima Alice, riesce a condensare e sintetizzare tutto questo. Sa far respirare il proprio personaggio mosso tra pensieri labirintici a volte illuminati a volte no. Paolo Bonacelli, invece, dà al suo Edgard un tono troppo uguale a se stesso, annullando interpretazioni che ogni pagina scritta sottintende, privandoci(si) del suo "mettersi in gioco".









Purificati - a cura di Antonio Latella

Raramente ci capita l'opportunità di confrontarci con la drammaturgia teatrale contemporanea. L'esperimento portato a temine dal gruppo di giovani attori del CUT (centro universitario teatrale) di Perugia nello spettacolo Purificati di Sarah Kane, guidati dalla professionalità di Antonio Latella, con l'intento di sondare la straziante richiesta di aiuto dell'autrice è di quelli che ci riconciliano con un'arte teatrale che fa della fisicità e del contatto fisico-visivo con il suo pubblico, un'esperienza senza eguali. Nessun orpello, nessun inutile realismo, movimenti del corpo appena accennati, una forte plasticità,; tutto in Purificati è affidato al potere lacerante che la parola ha di evocare immagini, suscitare emozioni e alla straordinaria potenza visionaria del verbo. Un progetto quasi nato per caso, in cui il CUT ha raccolto le sue forze, la propria voglia di mettersi in gioco e di confrontarsi con autori "scomodi", ma che da anno sono la scommessa (vinta) del suo darsi al teatro in maniera cmpleta. Portato in scena in prima nazionale presso il Teatro Belli di Roma Trastevere, nella manifestazione "Garofano verde" curata da Rodolfo di Giammarco dello scorso anno, è in questi giorni in tourneé in Umbria. Dopo il doppio appuntamento di Foligno, fino al 9 marzo sarà presente a Perugia per poi spostarsi e concludere le sue recite umbre a Terni l'11 e il 12 marzo, al Video Centro Teatro C. Sarah Kane, difficile e controversa autrice anglosassone, ci dà l'opportunità, con le sue uniche cinque opere teatrali portate a compimento nella sua breve vita e sopratttutto con questo Purificati, di dare voce a quel lato oscuro e celato delle vostre emozioni. Impossibile nascondersi. Impossobile non seguire l'autrice in quel suo non scendere a compromessi. Un filo-nastro rosso che è il legame che sorregge lo spettacolo e tutta la sua poetica, simbolo di passione, di ricerca, amore e morte. Mai come in questo caso ci sentiamo presenti e dentro le parole che diventano suono e quell'innato desiderio,tipico dell'uomo e del suo teatro, di essere qualcos'altro. Una riceca che si conduce al di là della propria identità, individualità e sessualità, ma che si spinge inesorabilmente verso quell'idealedi umanità e purezza. Basta lasciarsi andare e il gioco è fatto. Questo il consiglio che l'autrice sembra suggerirci e che riecheggia tra le note dello spettacolo. Come non ricordare,infine, Carolina Balucani, le sue "Didascalie plastiche", quel suo dettare le atmosfere allo spettacoloe Marta Pellegrino, bellissima nella lucidità e sintesi, nell'esporci in poche battute, tutta la poetica di Grace-Kane impossibile da dimenticare.












Le storie del signor keuner - con Moni Ovadia

Istruzioni per l'uso: "lo spettatore è avvertito che non troverà alcuna traccia narrativa in questo spettacolo". In un'avvertenza come questa, di presentazione allo spettacolo, viene descritto nel migliore dei modi, lo stato d'animo da esiliato di Bertolt Brecht sul finire della sua professione di drammaturgo.. Come trovare una traccia narrativa all'interno di una stanza emozionale da esiliao, di un uomo che ha fatto delle sue convinzioni e azioni a propria ragione di vita? "Le storie del signor Keuner" spettacolo in scena questa settimana al Teatro Morlacchi di Perugia, prodotto dal Teatro Stabile di Bologna per la regia di Roberto Andò e Moni Ovadia descrivono e ci parlano dell'amarezza di una consapevolezza da confinato. Rappresentazione che gode della traduzione attenta di Roberto Menin, delle musiche di Mario Arcari, Emilio Vallorani, Vincenzo Pasquariello, Massimo Marcer, delle animate scene di Gianni Carluccio e dei divertenti costumi di Elisa Savi, esprimono la proprietà di quel "fare" teatro di uno scrittore che conosce a pieno il suo mezzo espressivo. Ciò che non riconosce più , però, è l'ambiente che lo circonda, le proprie speranze, il suoi agito. In poche parole un esiliato, prima di tutto se stessa. Con Moni Ovadia, Lee Colbert, Roman Siwulak, Maxim Shamkov, Ivo Bucciarelli e la Moni Ovadia Stage Orchestra, "Le storie del signor Keuner", sono una raccolta di racconti brevi con l'intenzione di stimolare il lettore o l'ascoltatore a discutere su temi ancora attuali. Moni Ovadia e Roberto Andò ne fanno una rilettura che descrive il Signor Keuner come alter ego di Brecht perennemente in esilio anche dalle proprie carezze. Allontanato perchè oppositore del regime nazista, il grande drammaturgo fu privato di uno status di certezza legato anche ad alcune condizioni materiali. Una sensazione simile al distacco e all'isolamento Brecht la provò tornando in quella Berlino nella quale si era instaurato il comunismo da lui caldeggiato e che non tardò a dimostrare la propria natura ottusa. Cadde così nel più difficile degli esili: quello che si vive presso di sé. In questo orizzonte di lontananza dal senso, le istruzioni di Keuner si dimostrano più che attuale per noi che nella svolta del millennio l'abbiamo perduto e galleggiamo in una continua deriva senza morale di cui non si vede più la sorgente e di qui non appare ancora la foce. La mise en scene verterà su un'esposizione di reperti e frammenti di realtà con la volontà di preservare dallo scomparire nella virtualità. I reperti di realtà presenti nello spettacolo sono: un'orhestra, una cantante brechtiana, il curatore del museo il mafioso russo appasionato d'arte, un attore manichino kantoriano e altri personaggi bizzarri reali o di invenzione. Spettacolo affascinante animato, dove la disillusione dell'autore non viene sbattuta in faccia allo spettatore, ma si ricava sfogliandone, in privato, le immagini.

















La parola ai giurati-Dodici uomini arrabbiati - con Alessandro Gassman

Vi ricordate l'appassionante film Twelve Angry Man firmato dall'allora esordiente Sidney Lumet (Assassinio sull'Oriente Express, Quel pomeriggio di un giorno da cani), con l'indimenticata interpretazione di Henry Fonda? Ebbene, la compagnia del Teatro Stabile d'Abruzzo e la Società per attori, con il patrocinio di Amnesty International, è in scena in questi giorni al Teatro Morlacchi di Perugia con la versione teatrale diretta e interpretata da Alessandro Gassman, con il titolo di La parola ai giurati. Marrico Gammarota, Sergio Meogrossi, Fabio Busssotti, Paolo Fosso, Nanni Candelari, Emanuele Sace, Massimo Lello, Emanuele Mariabasso, Giacomo Rosselli, Giulio Federico Janni completano il cast recitativo dando vita ad un insieme di lodevole vivacità com un brioso felice risultato di recitazione. Le scene sono curate da Gianluca Amodia, mentre i costumi da Heiga H. Williams. E' il 15 agosto del 1950 in una New York stretta nella morsa dell'afa e una giuria popolare composta da 12 uomini di diversa estrazione sociale, età e origini sono chiusi in camere di consiglio per decidere del destino di un ragazzo ispano-americano accusato di parricidio. Devono raggiungere l'unanimità per mandarlo a morte e tutti sembrano convinti della sua colpevolezza, ma l'ottavo giurato si dissocia dagli altri componenti. Da qui prende le mosse un confronto estenuante e serrato con cui a poco a poco si infrangerà il granitico muro delle convinzioni, irrigidite dall'orgoglio e dal pregiudizio. La pièce si chiuderà con l'assoluzione dell'imputato in virtù dell'impossibilità di pervenire ad una certezza priva di un ragionevole dubbio. Si tratta di un teledramma scritto da Reginald Rose ambientato nell'America conformista e razzista degli anni 50, ma che presenta tuttavia molti punti in comune con la nostra società attuale. Gassman in occasione di questa sua seconda regia (La forza dell'abitudine di Bernhard la prima), ha scelto un tema secolare, un dilemma discusso, romanzato, filmato e rappresentato migliaia di volte, che proprio in questi giorni è nuovamente ritornato al centro del dibattito politico, evitando tuttavia con sobrio talento di produrre un'infinita serie di banalità e di luoghi comuni. Il suo è un colpo vibrante contro l'allucinata follia della pena di morte, che si avvale del tarlo corrosivo del dubbio, in cui egli introduce con convincente arguzia nelle strutture che reggono ostinatamente le nostre certezze decretando un crollo lento e inesorabile. L'allestimento è articolato in un impianto scenico di impostazione fissa che ci proietta in un'atmosfera fumosa e claustrofobica e si dispiega tra percorsi dialettici caratterizzati da toni accesi, violenti e rancorosi che mettono bene in luce l'inadeguatezza di un verdetto umano offuscato dal pesante condizionamento dei sentimenti e dei pregiudizi. Ne è risultato uno spettacolo coinvolgente in cui il pubblico, a dispetto del lieto fine, si ritrova tra le mani spunti di profondità psicologica e richiami aspri alle radici incerte delle proprie convinzioni. Sopra di tutti, in questa rappresentazione, ci piace citare e ricordare Manrico Gammarota con il suo personaggio da "giudice popolare", che sotto le vesti arroganti e violente, porta con sé, fin dentro la camera di consiglio, la propria sconfitta e il proprio rancore, mai rimosso, di padre tradito. Il suo impulso condizionerà visuali e giudizi, sfociando, nel finale, in un pianto liberatorio.